Per le nostre equazioni, la bellezza è più importante degli esperimenti
Paul Dirac
Ho sempre trovato strano che, benché la maggior parte degli scienziati dica di volerla evitare, in realtà la religione domini i loro pensieri ancor più di quelli dei preti.
Fred Hoyle
Anche se le asserzioni scientifiche sono valide solo provvisoriamente, ed aspettano tutte di essere falsificate (cioè dimostrate false) e di essere sostituite da nuove che, basandosi su di esse, ci portino più vicini alla conoscenza del funzionamento dell’Universo, una cosa ci risulta certa al di là di ogni dubbio: la realtà fisica si comporta matematicamente e logicamente, cioè in modo da essere comprensibile alla mente umana.
Se ciò non fosse, inutilmente cercheremmo di costruire macchine ed apparecchiature che piegano la materia ai nostri scopi: esse non funzionerebbero, perché solo attraverso procedimenti logici e matematici siamo in grado di progettarle, prevedendone esattamente il comportamento.
Su questo convincimento si basa la possibilità stessa dell’esistenza della Scienza: se la nostra mente non fosse in grado di comprendere i principi di funzionamento delle leggi naturali, nulla potremmo conoscere e prevedere della Natura e del Cosmo.
Questo fatto ha colpito sempre scienziati e pensatori, a partire dai tempi più antichi. Già Platone afferma che l’universo è costruito secondo regole matematiche eterne e preesistenti, che vi si inverano.
Galileo, in una suo brano famosissimo del Saggiatore, affermerà:
La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi agli occhi (io dico l’universo), ma non si può intendere se prima non si impara ad intendere la lingua, e conoscere i caratteri, ne’ quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intendere umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto.
Se noi ricavassimo la matematica e la logica dall’esperienza sensibile, non vi sarebbe alcun mistero: avremmo appreso dalla Natura il suo proprio linguaggio. Ma non è così. Matematica e logica ci appaiono direttamente come veri ed incontrovertibili già nella nostra mente, e tutte le matematiche e le geometrie sono state scoperte e studiate indipendentemente dall’esperienza sensibile, ed applicate solo successivamente dalla scienza.
Vi sono poi altri aspetti misteriosi. Einstein afferma più volte che, delle infinite equazioni possibili che potrebbero applicarsi ad un fenomeno, sempre si rivelerà vera quella più semplice.
Altri fisici aggiungeranno che essa sarà sempre anche la più elegante.
Nella matematica che regola l’universo compare un altro fattore assolutamente estraneo ad essa: la bellezza.
Paul Dirac giunge a correggere l’equazione risolutiva dell’elettrone, perché questa non gli sembrava abbastanza elegante, e la modifica in modo da renderla piacevolmente simmetrica: un comportamento così poco sensato, diremmo, viene premiato dal fatto che la nuova equazione sì rivela tanto valida, che in base ad essa si scopre l’antimateria.
Luigi Fantappiè, fisico e matematico italiano di fama internazionale, fa notare che ormai la fisica teorica non basa più le sue scoperte sull’esperienza sensibile, ma sull’analisi matematica delle equazioni già note, ricercando particelle e fenomeni fisici dalla radici fino ad ora considerate non valide delle stesse equazioni.
Così oggi nei laboratori e nei sincrotroni si ricercano particelle mai viste o sperimentate fino a quel momento, previste unicamente per via matematica e logica. Il percorso scientifico risulta rovesciato.
Ma come può la nostra mente aver sviluppato capacità matematiche tali da risultare concordi ai funzionamento più recondito della materia, se tali capacità non ci sono mai servite nel corso dei milioni di anni della nostra evoluzione? Per vivere, procreare, cacciare con abilità, non serve la matematica. Le belve, più abili di noi nella caccia e nella lotta, non sanno contare fino a dieci.
Il nostro cervello avrebbe sviluppato circuiti neurali capaci di matematizzare con esattezza, procedendo a loop aperto, cioè senza controllo della correttezza di tale sviluppo (retroazione)?
Crederei più facilmente a Biancaneve e a tutti quanti i sette nani, prima di credere a una simile sciocchezza.