Cosa è che soffia il fuoco nelle equazioni e dà loro un universo da descrivere?
Stephen Hawking
E’ oggi opinione comune, quasi generalizzata, che il Pensiero, il nostro Io ed ogni attività loro connessa derivino dall’attività neurale, cioè siano effetti dell’attività del nostro cervello.
Secondo questa tesi, ogni mia sensazione, pensiero, sentimento od anche ragionamento logico e matematico, non sarebbero altro che un riflesso misterioso causato da una situazione elettrochimica delle mie cellule cerebrali.
Sembrano prove inconfutabili di questo il fatto che in concomitanza di ogni mia attività, si riscontri una parallela attività cerebrale; che ogni azione effettuata sul mio cervello porta a disturbi della mia autocoscienza; che la morte altrui, che mi appare come cessazione della sua attività cosciente, corrisponde alla cessazione dell’attività cerebrale.
Ma la concomitanza tra due fatti non prova che l’uno sia la causa dell’altro, quanto che l’altro sia la causa del primo. Tutte queste prove, sarebbero altrettanto verificate qualora il mio cervello non fosse l’origine del mio Io, ma solo il tramite tra l’Io e il mio Corpo, e, attraverso di questo, con il mondo esterno.
In questo caso, qualsiasi attività propria dell’Io, dovrebbe necessariamente trasmettersi al cervello, così come qualsiasi dato proveniente dalla realtà fisica esterna dovrebbe passare per il cervello per giungere all’Io. Per questo ogni danno cerebrale interrompe la corretta percezione del mondo esterno verso l’Io, e la possibilità di efficace azione dell’Io verso il mondo esterno.
La tastiera ed il monitor che mi stanno davanti sono tramite tra me ed il computer che se ne sta sotto il tavolo. Ma qualsiasi guasto che si generasse su monitor o tastiera, interromperebbe o disturberebbe la comunicazione tra me e computer, in modo tale da far sospettare a me un guasto del computer stesso, e ad un eventuale abitante del computer che fossi io ad agire in modo inconsulto.
D’altro canto, qualsiasi considerazione, esperimento o ragionamento noi facciamo sull’argomento, questo lo facciamo necessariamente nel nostro Io, non nel nostro cervello, dove possiamo sì riscontrare segnali elettrici o chimici variamente complessi, ma mai alcun pensiero che possa esservi rilevato.
Se la nostra Mente (altro nome dell’Io) fosse semplicemente la copia o la conseguenza di una attività cerebrale, essa sarebbe assolutamente inutile: il cervello riceve i segnali dal sistema nervoso e a questo trasmette i comandi per l’azione del nostro corpo.
L’attività dell’Io, copia di uno stato cerebrale, non potrebbe aver alcun ruolo in questo processo, perché l’attività cerebrale da cui si originasse, sarebbe già assolutamente sufficiente all’azione fisica conseguente.
Se l’io deve servire a qualche cosa, cioè deve influire sulle nostre azioni, esso deve essere qualche cosa di diverso e di superiore ad un semplice stato neurale: se esso è solo la copia di uno stato neurale, non potrà mai reagire all’indietro e comandare le nostre azioni.
L’effetto causato non può agire sulla causa, se non ha una sua realtà indipendente (qualsiasi regolatore agisce in feed-back perché ha una sua fisicità diversa dalla causa regolata)
Sarebbe ben strano che la nostra Conoscenza ed il nostro Pensiero, che avvengono esclusivamente all’interno del nostro Io, non fossero altro che le conseguenze di un’attività materiale che viene svelata, presupposta e studiata solamente nella nostra Conoscenza e nel nostro Pensiero!
L’effetto inutile dell’attività neurale sarebbe quello che svela l’attività neurale stessa e la propria natura di processo assolutamente inutile!
Vi è in questo un cortocircuito logico inestricabile.
Popper fa notare questa contraddizione, segnalando che, proprio in base alle tesi evoluzioniste, dobbiamo pensare la mente umana debba servire a qualche cosa, se si è sviluppata come frutto della selezione naturale!
La mia tesi è che la mente, preumana o umana che sia, svolga un ruolo molto attivo nell’evoluzione, soprattutto nell’evoluzione sua propria. Per larga parte noi siamo gli artefici di noi stessi; e le nostre menti sono largamente responsabili nel determinare quale sia il posto dell’uomo nella natura.
Karl Popper