I sette nomi di Dio: Preambolo

Infiniti sono i Nomi di Dio ed infinite le Sue manifestazioni: tra questi mi è stato concesso di pensarne sette.

 

Chiamo nomi di Dio  le Sue definizioni da noi conoscibili, ovvero le Sue manifestazioni sostanziali, i modi, cioè, con i quali Egli si manifesta nella Sua specifica Natura, direttamente alle creature ed all’Uomo in particolare.

In questa ricerca mi ha illuminato la via questa convinzione: Dio non può essere predicato altro che con Dio stesso. Non è possibile, cioè, attribuire a Dio caratteristiche sostanziali Sue proprie che non siano la Natura stessa di Dio.

Nulla infatti è antecedente a Dio, né cronologicamente (Dio è fuori dal tempo), né logicamente (cioè nel pensiero), cosicché nulla può essere di Lui predicato che non sia Egli stesso.

Già Aristotele si era accorto di questo fatto: ogni definizione rimanda ad una definizione precedente. Ma questo processo all’infinito deve cessare in Qualcosa la cui definizione stia nella Cosa stessa.

Ma neppure la definizione dell’essenza si può ricondurre all’infinito ad un’altra definizione sempre più ampia nell’enunciazione. Infatti, la definizione prossima è sempre definizione a titolo maggiore, mentre non lo è l’ultima. E quando, in una serie di definizioni, la prima non è definizione dell’essenza, non lo sarà neppure la successiva.

               Metafisica, II, 994 b 15-20.

 

Questo significa che ogni attributo di Dio è la Sostanza stessa di Dio, e di null’altro.

Per esemplificare, se affermo che un uomo è buono, il concetto di Buono o di Bontà è antecedente a quello di quell’uomo. Ma se affermo che Dio è buono, il Buono ed il Bene non possono essere che Dio stesso, ed ogni cosa o persona buona lo è per partecipazione della Natura Divina.

(segue)