ottimo intermezzo: “ma noi, chi siamo?”

Il mondo attorno a noi è pensiero di Dio

Nel Pensieri camminando ho avuto occasione di affermare che, secondo me, il mondo attorno a noi, la Creazione, non è altro che pensiero di Dio, che ci viene partecipato, come fosse una grande memoria condivisa. La Creazione, così come noi la concepiamo, non è che quella parte del pensiero divino che Egli condivide con noi, ed il creare corrisponde all’atto del condividere. Altre infinite parti del pensiero divino, altri infiniti mondi ci sono preclusi, od aperti ad altri Spiriti, superiori, uguali od inferiori a noi. Noi accediamo al mondo esterno come tanti terminali accedono ad una realtà virtuale, fatta esistere ed animata da un calcolatore centrale. Ogni terminale ha della stessa realtà una visione diversa ed un diverso modo di accesso, in relazione alle proprie azioni compiute attraverso gli accessi fisici concessigli ed alle regole di accesso prestabilite.

Il nostro terminale di accesso, il nostro mouse ed il nostro monitor sono il nostro corpo.

La realtà si modifica e sviluppa anche in conseguenza degli interventi dei terminali, oltre che del calcolatore centrale, dando vita a situazioni imprevedibili sia al calcolatore, sia ai terminali stessi.

Questa concezione della Realtà si giustifica col fatto che noi, del mondo esterno, abbiamo unicamente una esperienza mentale, e che mai, nel corso dell’intera esperienza umana, mai siamo venuti in contatto con la cosiddetta materia, cioè con qualche cosa che esista indipendentemente dal pensiero. Poiché il concetto di materia è assolutamente inutile alla spiegazione della Realtà, deve quindi considerarsi arbitrario il suo utilizzo (per i principi del rasoio di Ockam o prima legge del buon filosofare di Newton, che sostengono non si debbano usare cause differenti da quelle conosciute, se queste sono sufficienti a spiegare i fenomeni: e noi siamo certi dell’esistenza del Pensiero, e questo è sufficiente a spiegare l’intera Realtà, visto che nulla avviene, per quanto ne sappiamo, al di fuori di esso).

 

Anche noi siamo pensieri di Dio

Una volta definito il mondo esterno, dobbiamo chiederci chi siamo noi. Infatti la nostra esistenza indipendente dalla Mente suprema non è spiegabile, né si può giudicare possibile una nostra capacità autonoma di esistere e sussistere, capacità che ci farebbe apparire dal nulla e nel nulla sparire. (Questo era già sembrato impossibile a Parmenide: l’Essere non può scaturire dal non-Essere).

Dobbiamo perciò concludere che anche noi siamo Pensieri di Dio, pensati in modo differente dalla Realtà materiale (diamo questo nome al mondo cosiddetto esterno, quello che ci viene presentato dalle sensazioni). Noi abbiamo la caratteristica di saper pensare a nostra volta. Perciò siamo dei Pensieri pensati pensanti.

Ho già ricordato, rimanendo nel tema della analogia informatica, che all’interno di un computer centrale possono essere fatti agire programmi che concorrono con quello principale del computer stesso, come fossero individui liberi ed autonomi rispetto al computer. Così, rimanendo nell’analogia di una realtà virtuale, il computer può giocare contro se stesso, o contro altri innumerevoli giocatori, tutti fatti esistere al suo interno.

In questo modo immagino la nostra esistenza all’interno della Mente divina.

 

Siamo come i personaggi di un romanzo

Vorrei ora sviluppare meglio il concetto, utilizzando una seconda analogia.

Prima di proseguire, sento il bisogno di giustificare l’utilizzo di analogie con realizzazioni umane, per comprendere quella divina, infinitamente più complessa, conformandomi al parere di un grande teologo e grande santo, Anselmo d’Aosta, che affermava che, essendo la mente dell’uomo la cosa che ci rende creati ad immagine  e somiglianza di Dio, la mente umana, contemplando se stessa, può capire il suo Creatore.

Così, poiché anche l’uomo crea, dando origine a mondi e realtà della sua fantasia, esaminando come queste creazioni sono realizzate, possiamo avere una, magari lontana, parvenza di come può agire il Creatore supremo.

Quando uno scrittore scrive un romanzo, od un’opera letteraria di altro genere, egli dà vita ad un certo numero di personaggi, che agiscono all’interno delle pagine della sua opera. Se questi è un grande scrittore, i suoi personaggi non agiscono in modo uniforme, tutti uguali come marionette. Ogni personaggio, specie i principali, ha un suo carattere, una sua indole, sue idee, esperienze motivazioni, che lo rendono inconfondibile al lettore e che lo fanno agire in modo differente da tutti gli altri. Vi sono i buoni ed i cattivi, i santi ed i malvagi, i semplici ed i maliziosi: tutto lo spettro dei caratteri umani può venir esplorato e presentato in un grande romanzo.

L’Autore crea i suoi personaggi, pensandoli, ed a ciascuno dà una individualità sua propria, che lo porterà ad agire all’interno della storia.

Tanto più grande è l’Autore, tanto più reali sono i suoi personaggi.

Ma come può egli far agire questi attori, in modo che non la sua indole e la sua volontà si manifesti in essi, ma la loro?

Solamente immedesimandosi in loro questo sarà possibile. L’Autore deve, in se stesso, fingersi la propria creatura, sentire il suo modo di essere, il suo modo di pensare, di amare o di odiare: e questo sarà possibile solo se egli avrà ricreato, dentro di sé, l’intera psiche del suo personaggio, con esperienze, indole, carattere propri.

Allora accade quello che molti grandi scrittori raccontano: i personaggi del romanzo si animano di vita propria, agiscono liberamente, prima nella mente dell’Autore, poi nelle pagine dell’opera. L’Autore sente la volontà della sua creatura, che scaturisce dalla animazione dell’intera sua psiche nella mente dell’artista.

Questi, quando pensa al suo personaggio, esce dal proprio Io ed entra in quello della sua creatura, e diviene l’esecutore della libera volontà di questa, cui egli si adegua.

Così accade a Dio, quando Egli ci crea dentro di sé, pensandoci. Dentro di Lui prende vita un altro Io, diverso da Suo: il nostro.

Dio ci pensa, e quindi ci crea, attribuendo a ciascuno di noi caratteristiche proprie ed uniche; il nostro corpo; le nostre attitudine e capacità. Quindi si immedesima in questa sua creatura, sentendone i sentimenti, le passioni, i desideri e la volontà: da questi fa scaturire prima il libero pensiero e poi la libera azione di ciascuno di noi.

Così ha origine e si sviluppa il grande romanzo della Creazione, animato e scosso dalle infinite attività degli Spiriti cui la suprema Mente dà vita. Egli, a Sua volta, guida il percorso dell’Universo facendo agire le Leggi naturali, da Lui pensate e concepite, ed imprimendo la direzione voluta dalla Sua Provvidenza.

 

Responsabilità divina delle azioni umane

Se noi siamo pensieri di Dio, ed agiamo nella sua Mente, nel modo come Lo induce a pensare il fatto che Egli si immedesimi in noi, così come Egli ci concepisce, è Dio responsabile, od almeno corresponsabile delle nostre azioni?

Continuando nell’analogia della creazione di un mondo fantastico da parte di un romanziere, dobbiamo dire di no. Infatti nessuno si sognerebbe di imputare ad un autore la responsabilità dei misfatti, anche i più orribili, commessi dai suoi personaggi: questi si coprono delle proprie infamie o delle proprie lodi, senza coinvolgere con esse lo scrittore dalla cui penna questi fatti sono narrati. Sono infatti i caratteri dei personaggi i responsabili delle loro azioni, non l’autore, che pure li immagina e permette loro di agire.

E’ il personaggio, così come immaginato, che può dirsi buono o cattivo, angelico o perverso. L’Autore non è che il fedele cronista delle gesta delle sue creature, così come esse agiscono nella sua mente: egli non si vanta della bontà dei suoi personaggi, così come non è responsabile delle loro malefatte.

Nello stesso modo, Dio, l’Artista supremo, non è responsabile delle libere scelte che noi compiamo, che pur Egli permette, ed anzi fa avvenire, consentendo pienamente alla nostra Libertà.

Dio immagina e da origine ad un mondo di Spiriti i più vari e complessi ch’egli possa  concepire, che agiscono liberamente, conformemente alla loro natura: gli errori e le colpe di costoro ricadono ciascuna su chi le compie, mentre l’azione complessiva, il risultato complessivo di tutte le azioni di Dio e degli Spiriti dei vari livelli, quella è l’Opera di Dio, di cui Egli è responsabile, ma vista e pensata nella sua interezza, nella sua meravigliosa bellezza, nella sua affascinante trama.

Così come uno scrittore è responsabile della bellezza del suo romanzo, nella sua complessità, non delle singole azioni che vi si compiono.

 

La nostra incredibile Natura

Resta ora da indagare quale sia la nostra più precisa essenza, una volta stabilita la nostra natura di Pensieri divini. In particolare, in qual modo il Pensiero divino può dare origine alla nostra autocoscienza, al nostro Io, alla nostra capacità di percepirci come soggetto conoscente.

Abbiamo detto che Dio, per poterci fare agire liberamente, deve immedesimarsi totalmente in noi, sentirsi noi in tutto e per tutto: da questo completo immergersi in noi scaturisce la Sua percezione della nostra Libertà, e la possibilità della nostra libera azione sulla Realtà, cui Dio compiace.

Questo immedesimarsi di Dio in noi è da Lui percepito come una perfetta autocoscienza: Egli si sente noi, si percepisce così come noi ci percepiamo.

Questa Sua auto percezione di noi, questa Sua autocoscienza che Egli percepisce assieme a tutte le altre ed assieme alla Sua autocoscienza assoluta (Padre, Figlio e Spirito Santo), presa di per se stessa è una autocoscienza pienamente sussistente ed indipendente.

Questa autocoscienza (di Dio relativamente a noi stessi) siamo esattamente noi.

Noi siamo la autocoscienza che Dio ha di noi stessi.

Il nostro Io ha origine diretta dall’Io divino, noi siamo una vera e propria scintilla divina: fatti a Sua immagine e somiglianza.

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