Questo è uno dei pochissimi servizi di questo sito (credo sia il terzo) che descrive una escursione non compiuta da me. Me lo ha mandato una carissima amica, Maria, provetta alpinista e letterata di qualità. A dir la verità, non l’ho mai incontrata, e ci siamo conosciuti a mezzo del sito, ma mi è bastato per capire che si tratta di una persona straordinaria, montanara fortissima e giovane donna di grandissima cultura.
La gita non è per tutti: sono poco meno di 1600m di dislivello, di cui 900 percorsi su neve fresca, con le ciaspole. Non è più per me, ma l’ho seguita col cuore, nel suo salire.
Lascio subito la parola all’autrice del servizio (e della camminata).
“La partenza è proprio dal centro del paese di Mortaso. Dietro la fontana grande si risalgono due viuzze e, oltrepassate le ultime case, si imbocca direttamente una larga mulattiera lastricata, inizialmente fiancheggiata da muri a secco. Dopo breve tratto si incrocia un’altra mulattiera della stessa ampiezza, con le stazioni della Via Crucis (l’innesto è all’altezza della IX o X stazione), che sale in direzione NE-SW. Al termine della Via Crucis, in corrispondenza di un tornante, si trova un capitello con Crocifisso dedicato ai Caduti della Montagna di Mortaso. Si cammina fra pini e castagni: il sedime della mulattiera era tutto ricoperto di foglie secche e ricci di castagno (in discesa bisogna prestare attenzione perché l’accoppiata tra i ciottoli del selciato e il fogliame accartocciato secco risulta scivolosa in certi punti). Le pendenze sono assai decise, con pochi, brevissimi tratti riposanti, all’altezza delle case di monte di Nafnè. La mulattiera interseca per due volte la strada della Pozzalina, asfaltata, con accessi da Mortaso e da Strembo, a quanto vedo. Ho cominciato a trovare neve a chiazze circa dai 1350m e la copertura era uniforme da malga Stablo. Mi pare che la struttura sia stata convertita in casa di monte, forse privata. Dalla malga puoi ammirare uno scorcio della Costaccia e della Cingla, a monte, e del Brenta, sul lato opposto della valle, ma la vista non è aperta e libera perché in parte impedita dai pini. Da malga Stablo il sentiero continua più stretto, ma sempre comodo, fino a immettersi in una strada forestale, pianeggiante. Dopo breve tratto, addentrati nella valle, la strada si restringe in sentiero, tagliato da una serie di piccoli rivi, attraversato l’ultimo dei quali si riprende la salita, ma sull’altro versante della stretta valletta e nuovamente con buona pendenza. Oltrepassato il rio ho indossato le ghette e sfoderato le ciaspole: prima non era stato necessario attrezzarsi. Sul sentiero avevo notato delle orme fresche di ciaspole con al centro impronte più profonde di scarponi nudi, tutte nella direzione di salita e nessuna in direzione contraria – per cui ho dedotto che era imminente l’incontro con qualche altro viandante. Infatti a malga Casinel c’erano due uomini che riposavano davanti alla porta aperta della malga, con i quali ho scambiato poche parole.
Sopra malga Casinei si interrompeva ogni traccia e, nella neve ormai profonda, si faticava anche a rintracciare l’imbocco del sentiero.
Quando mi sono avviata, il cane mi ha superato e ha preso una certa direzione. Ho controllato Komoot e ho appurato che la direzione del cane era effettivamente quella giusta. Ho trovato anche dei rami tagliati a altezza d’uomo come conferma. Il vertice e un braccio di una croce metallica che affioravano dalla neve mi hanno dato una conferma ulteriore: sulla tua mappa dovrebbe corrispondere al punto “Tomaso Lorenzi Anzol 23 giugno 1962”.
A monte del Casinel si risale una fascia di bosco rado con ricco sottobosco di rododendri, stretta tra la dorsale delle Palette e i versanti ripidissimi della Costaccia. Sulla neve non c’era alcuna traccia, a parte le orme delle lepri. Comunque, dopo la croce in ferro, prestando attenzione, si riusciva a intuire l’andamento del sentiero e qua e là si trovava anche qualche segno biancorosso sugli alberi. Approdata al pianoro a nord delle Palette (passo Palette) la vista si apre e finalmente si vede Camp Antic, il Creper di Stracciola, la dorsale sud della val di Borzago…. A quel punto dovevo decidere rapidamente il da farsi: limitarsi alle Palette o proseguire? Per raggiungere la croce delle Palette bisognava percorrere un crinale stretto e piuttosto scomodo con la neve. La cima è già nota: una volta, d’estate, ci sono salita col Robin cucciolo, ma partendo dalla val di Borzago (quindi Acqua Osteria – Solarol – malga Pozza). Il passo del Forcelin lanciava un richiamo assai invitante e non pareva così lontano e inaccessibile. Dopo breve valutazione ho deciso di proseguire per un tratto. Volevo almeno provare: saggiare le condizioni delle neve alle quote più alte e valutare di conseguenza la velocità di avanzamento. Dal pianoro occorre abbassarsi di quota qualche metro e raggiungere la sella delle Palette dove ci si congiunge col sentiero 244 che sale da malga Pozza in mezzo alla valletta. In lontananza vedevo le scie di uno scialpinista che in precedenza aveva raggiunto il passo e poi era ridisceso dalla val di Borzago. Tra la sella delle Palette al passo la conca non ha un andamento uniforme ma è tutta disseminata di piccoli dossi e avvallamenti, per cui non si riesce a calcolare bene spazi e tempi di percorrenza. I miei riferimenti erano le capocchie colorate dei paletti segnavia che spuntavano dalla neve. “Arrivo fino a quel paletto là”, mi dicevo. Quando ero a pochi passi dal paletto, allungavo lo sguardo al successivo. Continuavo a spostare i traguardi, ma pian piano la meta finale si faceva più vicina. La progressione non era rapida, però con le ciaspole non era particolarmente difficoltosa: in alcuni tratti, causa l’esposizione e l’azione del vento la superficie era crostosa e dura, ma per la maggior parte il manto era soffice e farinoso e si camminava benone: direi consistenza ideale. Le gambe non affondavano più di tanto. Il versante esposto della Costaccia era tutto rigato dagli attraversamenti dei camosci: loro certo non si scompongono per la neve. Così, rilanciando di continuo la posta da un paletto all’altro, ho conquistato la meta prefissata e sono arrivata al Forcelin in vista della Principessa (la Presanella). Il panorama in parte è tagliato dalla Costaccia e dalla dorsale che chiude alla sommità la Germenega, con la Fornace e il Palone, ma è ugualmente assai suggestivo. Verso la val di Genova: Cercen, Vermiglio, Presanella, 4 Cantoni, Giner…. Anche verso sud è incantevole: vedi tutta la dorsale sopra Zuclo e Bolbeno: cima Sera, Solvia, Piza, Altisem e così via.”