Il giorno in più rispetto al dovuto (29 Febbraio) di questo infausto 2020 (C-Virus imperversante) non è particolarmente invitante: cielo nuvoloso e vento freddo: giorno adatto ad un monte fantasma come il Corno di Nago. Non esiste né sulla carta né sul terreno, ma sembra indicare la dorsale rocciosa che sale a Nord di Nago, perlomeno fino a quota 820m, dove sventola una bandiera tirolese, piantata là e in altri punti significativi della cresta da qualche associazione irredentista austriaca (oggi anche i Trentini pensano che si stava meglio con Cecco Beppe…).
La dorsale ha un andamento a S adagiata e invertita: dai 200m di Nago fino ai 450m della Dorsale 3 Croci sale verso NE; poi va direttamente ad Est fino agli 800m (Corno di Nago?), per poi piegare di nuovo a NE fino al punto più elevato, monte Brugnolo (1180m); qui gira ad angolo retto (SE) per raggiungere la vetta del monte Creino (1280m), da dove poi scende, verso NE, su S.Barbara (1189m), frazione di Ronzo-Chienis, in val di Gresta.
La dorsale del Corno scende sempre a picco verso Sud, mentre è normalmente dolce verso Nord, con due passaggi in occasione dei due cambi di direzione: ai 350m del Castagneto, e ai 900m (malga Flavei).
In un giorno fantasma, su di un monte fantasma non potevamo che sbagliare strada 3 volte, allungando la salita dai 1000m dovuti ai 1400 sudati, complici anche le sovrabbondanti e inutili indicazioni piantate qua e là, che mandano dappertutto salvo che dove si deve andare.
Giunti al’ingesso di Nago (220m) da Torbole, si trova una rotonda dopo la quale, sulla sn, si apre un comodo parcheggio. Nelle vicinanze possiamo ammirare il Forte di Nago (rotondo) e il castello preistorico (Castel Penede).
Dalla rotonda parte subito il percorso, prendendo la sterrata che sale al monte. Dopo 100m circa, nei pressi di un grande cartello, si prende a dx per una mulattiera bianca ed erta. Si sale costeggiando da Sud la parete del primo tratto di dorsale, per comode laste calcaree inclinate. Giunti al valico del Castagneto, si può fare una deviazione a sn, per visitare la Fuciliera, una breve trincea merlata in muratura che si affaccia nel vuoto. Tornati al percorso, si supera il valico e si entra in un ampio pianoro caratterizzato da grandi castagni (per l’appunto, Castagneto), tutto adorno di cartelli che ammoniscono i golosi di non toccare i preziosi ricci.
Qua dovrebbe starci una postazione in caverna, ma non essendo indicata, non la vediamo né visitiamo.
La stradella scende brevemente fino ad incrociare il tornante sinistrorso di una strada forestale (fontanella, chiusa). Si segue la strada in salita (dx) fino al prossimo tornante destrorso. Qui facciamo il primo errore: sarebbe meglio salire per il sentiero che parte verso sn, fino all’incrocio Busa dei Capitani, e da qui raggiungere lo Stürzpunkt Perlone (punto di sostegno: gallerie e cannoniere). Invece saliamo a dx fino al piazzale Dorsale Tre Croci, poi prendiamo una strada piana (20 m prima del piazzale) che va a sn alla Busa dei Capitani; a metà strada saliamo al Perlone e ridiscendiamo; arrivati alla Busa (un semplice incrocio, nei pressi di grandissimi roccioni, residui di una frana preistorica), saliamo a dx e, dopo alcuni edifici bellici, ci ritroviamo al Perlone. Lo rivisitiamo brevemente, alla ricerca di introvabili iscrizioni austroungariche, che dovrebbero esserci, ma non sono qui publicizzate.
Rileggendo una descrizione del posto, ora scopriamo che per la vera Busa dovevamo proseguire ancora un tratto diritti, per visitare alcuni ruderi impreziositi dalle firme imperiali (Francesco e Carlo). Poco male, ma i numerosi cartelli dovrebbero suggerire il percorso migliore, mentre fanno solo confusione. Il fatto è che ci sono moltissimi sentieri e stradelle, mentre le postazioni sono sparse: da qui la difficoltà di girarle tutte.
Comunque, dal Perlone, si prosegue verso dx per sentiero segnato e numerato (637), fino a trovare una breve deviazione a dx, per la trincea detta della Salina.
Si ritorna al sentiero e si sale ancora, tra varie costruzioni, caverne e scavi, fino ad una grande e complessa trincea, sempre merlata ed in muratura, che guarda verso Nord, visto che a Sud il monte cade precipite. Cappelletta e bandiera tirolese. Più avanti deviazione a dx per il comando della Preda Busa, seguito da alcuni locali scavati in roccia (depositi). Più sotto è indicata la centrale elettrica, ma non vi scendiamo (vi si poteva accedere dal basso, stando attenti).
Più in alto ci si affaccia sul crinale, che qui scende a picco, per vista emozionante sull’Altissimo di Nago e il laghetto-torbiera di Loppio. Si potrebbe tornare all’indietro sul crinale, per raggiungere bei balconcini, ma tiriamo dritto. Probabilmente qui c’è il vertice chiamato Corno di Nago (bandiera tirolese).
Saliamo ancora fino a raggiungere da dx una costruzione diroccata, la malga Flavei (920m), di scarso interesse. Qui tutte le descrizioni del percorso chiudono, invitando al rientro, che si può fare per lo stesso o per strada che si prende subito dopo la malga. Noi, invece, vorremmo raggiungere almeno il Brugnolo, e magari il Creino. Le indicazioni non aiutano: ci mandano solo a S.Barbara. Allora penso di seguire la cresta, e prendo un sentiero che sale verticalmente (scavato dalle moto), appena prima della malga.
Scelta giusta. Si sale bene nel bosco. Ri-incrocio per due volte la strada che sale dalla malga (appena dopo), ma continuo per la cresta. Ad un incrocio, vedo un sentiero che va a dx, con tracce di trincee (lo si vede sulla mappa qui sotto). Penso di visitarlo al ritorno, ma il destino vorrà altrimenti.
Alla terza volta che incrociamo la strada per S.Barbara, invece di proseguire per cresta, essendo indicato anche il Creino, prendo per il percorso indicato, sbagliando. Dopo circa un km, torniamo indietro. All’incrocio saliamo in cresta e troviamo subito il 367, segnato sul terreno, ma non indicato (passando non l’avevo visto, pochi metri prima dell’incrocio). Superiamo alcuni alberi caduti e saliamo fino alla massima elevazione: monte Brugnolo (1180m). Il punto indicato sulla mappa è errato, ed indica solo uno spiazzo, 50 metri sotto la vetta, sulla quale si arriva tornando all’indietro, visto che il sentiero la aggira a sn, fino ad un grande campo coltivato, tra Brugnolo e Creino. Mangiamo, al freddo e con vento gelido. Rinunciamo al Creino, che da di dietro e solo un pianoro in leggera salita, e torniamo all’incrocio dell’errore.
Qui, essendoci un cartello che indica “trincee di Naranch” e che indica verso Est, penso di tornare per percorso diverso, scendendo a Nago costeggiando da Sud la dorsale del Corno. Scendiamo fino ad un bel complesso (Agriturismo di Naranch), che si raggiunge in auto da Pannone. Naranch è un nome che si trova continuamente su questo percorso, e che sembra indicare un posto qualsiasi, dovunque vi paia. Delle trincee di Naranch non troviamo più indicazione.
Dall’agriturismo basta prendere sempre a dx, seguendo l’indicazione del percorso per bici. Volendo esagerare con la dx, prendo a dx un viottolo segnato da ometti, abbandonando le bici che giravano a sn, e compio il terzo errore del giorno: è una strada per i rocciatori che si portano sotto le pareti. Per di più, insistendo, scendiamo per una traccia precipite e scivolosa, che ci porta sopra le pareti inferiori: è la via di uscita degli arrampichini che salgono da lì. Triste ritorno, nel freddo pomeriggio, risalendo per 200m e tre km di strada inutile. Comunque, ripresa la via indicata, scendiamo a Nago per bella stradella, prima cementata, poi asfaltata, tra villette tedesche ben ordinate (cartelli in ostrogoto), passando per la chiesetta medievale di S.Tomè.
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Altitudine massima: 1214 m
Altitudine minima: 208 m
Totale salita: 1421 m
Totale discesa: -1427 m