Una miscellanea di cime in giro per l’Italia:
1) Testa Grigia (3315m). Val d’Aosta. Dall’autostrada per Aosta si esce a Verres e si risale la val d’Ayas fino a Champoluc. Si sale con l’ovovia a Crest (1980m). Si prosegue per il caratteristico villaggio di Walser di Cuneaz (2032). Si attraversa, curiosando tra le case palafittate, e si inizia la salita verso destra, prima per alpeggi, poi per sfasciumi, verso il col Pinter, che si raggiunge a 2777m, presso gli omonimi laghetti. Qui si gira a sinistra e si sale per sentiero sfasciumato fino alla cresta Sud, che si risale con poca pendenza fin nei pressi del cocuzzolo di vetta. Si attraversa un breve passaggio su roccette, con scivolo a sn, poi si aggira il monte sulla destra, si supera un tratto di catena e una cengia sotto roccia, con la caduta (facoltativa) a destra. Poi facile salita su roccioni fino in vetta, con una certa esposizione. Bel panorama sul Rosa, ma quando sono salito io, le nebbie coprivano un po’ tutto.
2) cratere dell’Etna (3340). (Sicilia-Catania). Salita con sci ai piedi. Dal rifugio Sapienza (1881m), a Sud della vetta, che si raggiunge in auto da Zafferana o da Nicolosi. si seguono per un tratto le piste, poi si continua con un lungo traversone verso Nord, con il monte sulla sinistra, fino all’orlo dell’immenso cratere. Fumi sulfurei e riscaldamento a pavimento. Solo i più cattivi vengono gettati nelle fiamme. Gli altri tornano con una sciata stupenda di 1500 metri, con neve bellissima.
3) Col de la Sonè (2633m). Passo Gardena (BZ). Curiosa altura a forma di cratere vulcanico che sorge sull’altipiano del Gruppo di Puez, a Nord del passo Gardena, che si apre tra la val Gardena e la val Badia. Saliti al passo Gardena (2121m), e parcheggiati dove si trova, si prende il sentiero verso Nord per la baita Clark, da dove si prosegue per il passo Cir (2466m), dove passiamo tra picchi e roccioni. Più sopra l’altipiano si apre e si fa prativo. Qui inizia un lungo giro sinistrorso, che aggira la testata della Vallelunga-Langental, che sale da Selva di Valgardena, e va verso il rifugio Puez, dall’altra parte della valle. Si sale al passo Crespeina (2528m) e si scende al laghetto di Crespeina, si risale dall’altra parte e si riprende in falsopiano, fin alla forcella Ciampai (2388m), dove si sale per scale di legno, e dove, sulla destra, ammiriamo l’ardito torrione del Sassongher (2665m). Più avanti si giunge sotto il cono inconfondibile del Col de la Soné, che resta alla destra del sentiero. Qui si abbandona il percorso segnato per il Puez e ci si porta ai piedi del colle, cercando una via di salita, per tracce, sugli sfasciumi. Si sale dal lato Nord-Ovest, fin sotto il picco finale, dove si trova un sentierino che lo aggira a sinistra e poi lo risale per pochi metri fino alla Croce di vetta, dove non vi è alcuno spazio per sostare. Al ritorno, per chiudere la giornata, salita al Sass de Campac, che descriviamo qui sotto.
4) Sass da Ciampac (2667). Passo Gardena (BZ). Tornando dal Col de la Sonè, per il percorso dell’andata, ripassati per la forcella Ciampai, e prima di raggiungere il lago Crespeina, si incontra una deviazione sulla destra indicata per il Col da Ciampac. Il sentiero sale tra ardite rocce, di color rosso intenso, fino a raggiungere il goletto tra il Sass de Ciampai (2653m) e la nostra meta. Qui si prende la cresta Nord, che si segue fino in vetta. Si ridiscende dall’altra parte, per la cresta Ovest, riportandosi sul sentiero prima del passo Cir, da cui si ritorna al parcheggio.
5) Eremo di S.Romedio (730m). Val di Non (TN). Breve ma suggestiva passeggiata, in un luogo di grande interesse storico, artistico e folkloristico. Risalendo la val di Non, che si imbocca dall’autostrada del Brennero, uscendo a Mezzocorona e Mezzolombardo, e prendendo, nei pressi del lago di Cles, o di S.Giustina, nella località di Dermulo la deviazione per il passo della Mendola, si passa per il paese di Sanzeno. Superato il paese si giunge di fronte ad un basso edificio, che si fregia del titolo di Museo Retico, dove potete parcheggiare e prendere il sentiero, indicato, per il Santuario-Eremo. Questo sorge in cima ad uno sperone roccioso, alto 70 metri, in fondo ad una valle scavata profondamente nella roccia calcarea. Si può giungere ai piedi dell’ultima salta anche in automobile, ma noi indichiamo una strada sicuramente molto più suggestiva. Dal Museo, infatti, il sentiero si immette in un vecchio condotto dell’acqua scavato nella roccia, alto sul fondo del vallone. Lo si percorre in parte chinati, per cui è da evitare alle persone con dolori alla schiena. Giunti nei pressi del Santuario, si ridiscende sulla strada, e poi si salgono gli ultimi metri fino all’ingresso del luogo sacro, che si sviluppa su vari piani. Nei pressi dell’eremo, in un recinto, vengono ospitati vecchi orsi in pensione, non più buoni di procurarsi il cibo sbranando gli incauti turisti.
6) Weisshorn o Corno Bianco con GPS (2317m). Sui monti che dividono la valle dell’Adige dalla val di Fassa, a Nord di Fontanefredde (Kaltenbrunnen), località che si trova a metà della strada che unisce Ora a Cavalese, sorge il paese di Aldino (Aldein) con la frazione di Redagno (Radein). I due centri non sono collegati direttamente, perché sono divisi da una profonda forra o canyon, il Bletterbach, monumento geologico. Ad Aldino si sale girando a sinistra prima di Fontanefredde, salendo da Ora; a Redagno girando sempre a sinistra, ma dopo Fonrtanefredde. La forra del Bletterbach sale da Sud-Ovest a Nord-Est, e si chiude in alto con la rocciosa cima del Weisshorn, che prende il nome dalle candide rocce che lo compongono. a Sud-Est del Weisshorn si apre il passo d.Oclini, che separa il Corno Bianco (2317m) dal Corno Nero (Schwarzhorn) (2439m), che giustifica anch’esso il nome dal suo colore.
La via più breve per il Weisshorn parte dal passo Oclini (1989m), che si raggiunge in automobile dalla val d’Ega, o anche da Aldino. Noi abbiamo preferito un percorso più alpinistico, partendo da Redagno di Sopra (1559m). Qui si parcheggia dopo la chiesa, presso i vigili del fuoco (in fondo alla strada, seguendo per il centro), e si prosegue per la strada, trovando subito i segnali indicatori per ogni genere di località, dall’ospizio alla vetta. A parte gli scherzi, il percorso è segnato benissimo, e non si può mai sbagliare, se si segue sempre l’indicazione Weisshorn (altri percorsi portano a malghe varie, o alla forra del Bletterbach). Seguendo il sentiero 4 e poi 12 si percorre il margine dx (sn orog) della forra, fino a raggiungere la cresta Ovest della vetta. Qui si sale per comodo sentiero. La discesa si può invece fare scendendo a Sud sul passo Oclini e poi, verso Ovest, alla malga-ristoro Gurndin-Alm, o anche direttamente sulla malga, dove si prende il sentiero Blu (Blauweg), che riporta a Redagno. Prima del paese, attenti alla deviazione (indicata) a dx per ritornare alla chiesa per sentiero, e non per strada asfaltata.
7) Bondone, giro delle tre cime, con GPS. Bellissimo giro ad anello, con sentieri e tratti attrezzati ben tenuti e segnalati. Occorre comunque essere un tantino esperti, soprattutto per affrontare la salita e la discesa dal Dos d’Abramo che, specie nel tratto Nord, che noi affrontiamo in discesa, presenta circa dieci metri verticali, con appoggi ben messi, ma limitati al mezzo piede. Occorrono quindi assenza di vertigini, piede saldo, zanne d’elefante, denti di lupo, zampe di cicogna, occhio d’aquila. Noi, totalmente sprovvisti di queste qualità, ce l’abbiam fatto lo stesso, ma con un poco di tremore.
Il Bondone, con le tre cime, che, da Sud a Nord sono: Cornetto (2180m), Dos d’Abramo (2140m) e cima Verde (2103m), costituisce il fianco orientale di una valle (valle del Merlo) disposta a V con il Cornetto all’estremo Sud, mentre il fianco occidentale è una lunga e dolce dorsale (Costa dei Cavai).
Il giro può essere fatto in senso antiorario (quello scelto da noi), ma anche al contrario.
Saliti da Trento in macchina fino alla piana delle Viote (1560m), per la bella strada che passa per Sardagna e Candriai (un’altra strada sale da Aldeno), si parcheggia presso un centro turistico sulla sinistra della strada (noi abbiamo proseguito per qualche centinaio di metri verso sn, ma senza utilità alcuna). Qui si punta verso le tre cime, seguendo il sentiero ben indicato, che costeggia un biotopo, e si tiene la destra per rimontare la Costa dei Cavai (“direttissima Cornet”). La salita è piuttosto noiosa, ma tranquilla, fino a circa 1900m, dove si spiana per un tratto in vista della vetta del Cornetto. Giunti sotto questa cima, la si aggira sulla dx e, appena giunti sul versante Ovest, conviene abbandonare il sentiero che prosegue pianeggiante, per salire direttamente sfruttando un percorso che zigzaga tra le rocce. Dalla cima noi siamo poi scesi verso Sud, per il sentiero che però costringe a superare un breve balzo poco tracciato. Raggiunto il sentiero orizzontale, lo abbiamo seguito ad aggirare il Cornetto da Sud, portandoci sotto la parete Nord, fiorita di splendidi e rarissimi esemplari di Androsace helvetica. Si scende poi sul macereto, direttam,ente verso Nord, fino a portarsi sulla cresta erbosa che porta verso il Dos d’Abramo. In fondo alla discesa, una bella fontana in muratura offre una gradita sorpresa. Il Dos d’Abramo può essere evitato, sia a dx che a sn, per sentieri che lo fiancheggiano (meglio a sn, che quello di destra non so…). Chi ci vuol salire, invece, ci va diritto contro; si supera un saltino di due metri e poi si gira a sn per bel sentiero poco esposto, fino ad entrare in un canalino, ben attrezzato e ben appoggiato. Lo si supera facilmente e poi si raggiunge un secondo salto attrezzato, con un tratto di scala metallica. Anche questo è facile. Raggiunta la cima del Dosso, questa si apre in una distesa pianeggiante, che, dalla cima vera e propria (occorre abbandonare il sentiero per salirvi alll’indietro verso dx), scende ad un goletto, da dove, verso dx, parte la via attrezzata di discesa (da non confondere con la via ferrata Segata. che si incontra per prima, e da evitarsi se privi, oltre alle qualità già indicate, anche di ali di cherubino). Prima di scendere, però, si deve risalire per raggiungere il picco con la grande Croce e campana. Tornati sui propri passi al goletto, si inizia a scendere con l’aiuto di corde e staffe. All’inizio sembra tutto elementare. Poi, d’un tratto, un pozzo verticale dove la corda metallica affonda direttamente, mette a dura prova il vostro apparato nervoso: niente paura. In realtà la parete e provvista di ogni genere di appoggio per tutti i piedi possibili (generalmente due). affidatevi quindi alla corda (mettete via prima i bastoncini, che vi ostacolano) e scendete tranquilli. In pochi metri sbucherete su una bella cengia che, anche con l’aiuto di ulteriore cordame, vi accompagna fuori dal pericolo riportandovi sulla cresta tra Dosso e Cima Verde. Qui il sentiero si fa tranquillo (un solo breve tratto dove si gira all’indietro a sn, per superare un gradone), fino al bel prato di cima Verde. Da qui si ridiscende alle Viote, dapprima per larga dorsale, poi per sentiero boschivo, erto e scosceso, tra sassi e radici, ma non pericoloso.
8) Cornetto di Folgaria (2050m) e Becco di Filadonna (2150m), con GPS. Il gruppo della Vigolana sorge a Sud-Est di Trento, all’imbocco Sud della Valsugana. La sua cima più alta è il Becco di Filadonna (2150m), mentre cima Vigolana, che dà il nome al gruppo, è 2 metri più bassa.
Queste cime cadono a picco dal lato Nord e Nord-Est, mentre sono piuttosto dolci e coperte da mughi da Sud e Sud-Ovest. Il percorso scelto e qui descritto è sicuramente il più tranquillo, anche se non il più breve. Infatti, anche se parte dal punto più alto possibile, il passo del Sommo (1343m), presenta numerosi saliscendi sul lungo percorso superiore, tra la cima Cornetto (2050m) e il Becco vero e proprio.
Un percorso più impegnativo, perchè su sentieri attrezzati, ma di maggior soddisfazione, potrebbe essere il giro dalla frazione di Frisanchi (1080m), di Centa S.Nicolò, con salita al rif.Casarota (1527m) e da qui al Becco di Filadonna, per il sent.432 “del pastore”, e discesa dal bivacco Vigolana (2030m) per il sent.444 (cartina Kompass).
Comunque, dal passo del Sommo, subito sopra Folgaria, si prende una bella e noiosa strada bianca che porta fino all’Hotel rifugio Paradiso (1650m), da dove il sent.425 porta diritti alla cima Cornetto.
In realtà vi è un sentiero più corto (che abbiamo fatto in discesa), il 451 che si stacca dalla strada verso i 1600m, ma dei lavori di scavo hanno sconvolto il terreno e, soprattutto, tolto i cartelli indicatori. Cosicchè, se non conosci già il percorso, non lo prendi. Comunque, arrivati agli evidenti scavi, bisogna salire verso sn, passando sopra lo scavo (mentre la strada passa sotto) e trovare le tracce del percorso che sale fino ad un cartello, dove gira verso destra e si porta al margine destro del lungo prato che sale verso il Cornetto. Qui il sentiero è ben segnato fino in cima, dove si ricongiunge con il 425 pochi metri sotto la vetta, all’Anticima del Cornetto. Dalla vetta del Cornetto si prosegue, scendendo di un centinaio di metri, proseguendo in direzione del Becco, ben visibile. Vi è poi un bivio che dà la possibilità di proseguire tutto in cresta. Noi, su consiglio di un locale, abbiamo invece preso la variante di sinistra, che aggira la Terza Cima e si porta sotto il fianco sn del Becco, scendendo fino a 1900m, da dove risale solo alla fine, ricongiungendosi col sentiero di cresta poco prima della vetta. La vetta presenta, verso Nord, una anticima facilmente raggiungibile, con una grande Croce e numerosa folla di gitanti. Alla vera cima si può salire da lì con facile ma non banale arrampicata, oppure tornare indietro un centinaio di metri, sull’angolo dove il sentiero gira attorno alle rocce, e salire da lì, per sentiero segnato, con scarso uso delle mani (20m). In vetta, una Croce più piccola ed il libro di vetta. Dalla vetta bella vista sul bivacco Vigolana e sui laghi di Caldonazzo e Levico, oltre che su innumerevoli cime tutt’intorno.
Il ritorno per lo stesso, con variante per il 451, quando arrivati all’anticima del Cornetto.
09) monte Pastello (1128m), con GPS.
vedi anche: i forti di Ceraino
e pure: la Chiusa di Ceraino
il monte Pastello (1128m) sorge allo sbocco dell’Adige nella pianura, attraverso la Chiusa di Ceraino, ed è l’ultimo monte a Sud Est del fiume. Alle sue falde, proprio sopra il paese di Ceraino, sorgono due bei forti austriaci, il forte di Ceraino, o forte Hlwaty, ed il forte di Monte, o Mollinary (Monte è una frazione di S.Ambrogio di Valpolicella, e non il nome comune).
Il monte Pastello, oltre che per il famoso colore, è noto anche per le fioriture di orchidee selvatiche, sulle sue pendici calcaree.
Salendovi da Ceraino, si unisce all’ascensione anche la visita ai bei forti, costruiti mirabilmente negli anni 1850 con marmo rosso di Verona (le cui cave sono tuttora aperte un po’ dappertutto sul monte).
Si parcheggia alla chiesa di Ceraino (140m), si attraversa la strada e si prende per il cimitero. Dopo venti metri, si gira a dx e si imbocca una bella strada militare che vi porta, col vostro aiuto, ad entrambe i forti, il primo a 280m slm, il secondo a 430m (circa). Subito dopo il forte Mollinary, si gira a sn (lasciando la strada che va in piano a Monte, lì vicino) prendendo un sentierino segnato che sale fino ad incrociare una stradella che viene da Monte (500m). Qui si segue a sn la strada fino ad abbandonarla seguendo il sentiero 240 (ben segnato). Noi abbiamo preferito girare subito, seguendo una variante di cresta (pure segnata), che ritrova il 240 a circa 700m di altitudine. la variante è bella, ma necessita di attenzione perchè passa talora attraverso pietroni mal disposti (verso i passanti..). Ripreso il sentiero, lo si segue fino a circa 1050m, dove si trova un bivio, ben segnato, che scende sulla dx (Est), e che riprenderemo al ritorno. La vetta del Pastello è ormai vicina. Incontriamo appena prima una bella Croce di pietra. Subito dopo una sconcezza inenarrabile. La vetta, infatti, è costituita da una lunga cresta di circa 200m, assolutamente piana o spianata, dove fanno bella mostra di sè un certo numero di antenne. Già queste non sono un bello spettacolo, ma non è possibile permettere ai signori antennisti di ridurre un monte in un deposito di rottami e di schifezze in cemento, come potete vedere dalle foto. E sì che ne paghiamo di controllori! ma qui da noi, gli ecologisti, che la fanno da padrone, si limitano ad inventare cretinate costose e non vedono come si riduce la natura per altri aspetti (tanto loro non si muovono da casa).
Per il ritorno, se avete tempo, potete scendere dall’altra parte (Nord) fino al forte Masua, e poi tornare a Monte per strada. Noi siamo tornati, invece, sui nostri passi fino all’incrocio poco prima della vetta, e siamo scesi da lì. Qui abbiamo preso tutti i sentieri (ben tracciati e percorsi) sulla dx, evitando così la strada asfaltata, e giungendo, sempre per sentiero, fino a 200m da Monte. Dal paese, si prende la strada che passa davanti alla chiesa e si giunge, in piano, fino al forte Mollinary (comunque indicato), da dove si ritorna a Ceraino per la strada già fatta. Dopo il forte Hlwaty, è possibile, come vedete dalla traccia, prendere alcune scorciatoie nel bosco, ben visibili.
10) monte Cauriol
11) Spitz Verle o Cima Vezzena
12) cima Portule
13) Busa Alta
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