Il monte Serodoli sorge nella zona detta dei 5 laghi, a O-NO (Ovest-NordOvest) di Madonna di Campiglio, costeggiato ad Est dal sentiero 232, che va dal passo Retort al lago Serodoli, o, meglio, dal tratto del sentiero tra lago Lambin e lago Serodoli.
Il sentiero normale, ben segnato, sale dal lago Lambin, staccandosi dal 232 appena sopra il lago, e seguendo la cresta Est-SE, fin sotto la vetta, che aggira a destra, fino a raggiungerla da Nord. Un altro percorso, abbastanza semplice, ma non segnato se non per esili tracce e qualche raro ometto, sale dalla cresta N-NE, partendo dal lago Serodoli, e ricongiungendosi al primo sotto la vetta, dove inizia il tratto che la aggira da Est fino a Nord.
I due percorsi permettono un giro ad anello, che abbiamo tracciato partendo da Patascoss (località raggiungibile su asfalto a 1740m) e proseguendo a piedi per lago Nambino, lago Nero, Lago Serodoli, monte Serodoli, lago Lambin, passo Retort, lago Retort, Patascoss. I due laghi che mancano al nunero 7 del titolo sono il lago Gelato ed il lago Nambrone, raggiungibili il primo in 5, il secondo in 40min dal lago Serodoli, ma che abbiamo contemplato dall’alto della vetta.
Per l’accesso e la salita al lago Serodoli potete guardare anche qui; a differenza di quella volta, siamo partiti da Patascoss, 100 metri più in alto e 2 km più avanti, cosa che ha favorito la chiusura dell’anello.
Giunti a Patascoss, coi mezzi che la fortuna vi permette, dove la strada smette di salire si parcheggia nel grande spiazzo sulla sn e si trova il sentiero per Nambino proprio di fronte, a dx.
Il sentiero è un poco a saliscendi, ma grossomodo pianeggiante, fino al lago Nambino (1770m). Qui abbiamo girato a dx per il sentiero 266, che sale alla Busa dei Cavai (2115m) e poi al lago Nero (2246m). Qui, a differenza della volta scorsa, invece di seguire il sentiero segnato che sale nel fondo valle, a metà lago abbiamo girato a dx, salendo per traccia non segnata a raggiungere il sentiero vecchio, che aggira più comodamente la valle, fino al lago Serodoli (2320m), salendo allo squallido bivacchetto (2385m).
Qui giunti, chi volesse strafare, con l’aggiunta di un’oretta di cammino, può proseguire fino al passo Nambrone (2460m), costeggiando dapprima il lago Gelato e raggiungendo poi il selvaggio lago Nambrone (2243m), per poi ritornare qui. Noi, che, grazie a decenni di esperienza, siamo contrari ad ogni deviazionismo, specie quello escursionistico, abbiamo, senza sforzo, rinunciato a questa opportunità, portandoci subito a ridosso dell’attacco, piuttosto aspro, della cresta N-NE del monte Serodoli, ad un centinaio di metri verso Ovest, ostacolati da qualche tratto di macereto.
Giunti ai piedi dell’erta, si trova una traccia che gira verso sn, mentre un’altra sale sulla destra, tra erba e sassi. Abbiamo preso a dx, superando facilmente il primo salto, di 15-20 di metri. Qui si arriva ad un pianoro, ma la cresta è sbarrata da un largo salto granitico alto circa 4 m, solcato da 3 o 4 fessure, apparentemente percorribili. Dopo un breve esame, abbiamo preso proprio la prima che capita, che si presenta con un primo salto di 2m, che porta ad un incavo verso dx, dove poi la salita non offre più problemi.
Questo salto è l’unica vera difficoltà dell’intero percorso, ma noi lo abbiamo superato di slancio, senza cercare altri passaggi più facili, che potrebbero darsi a sn. Infatti, superato il salto, trovando la strada sbarrata da erti macereti, si scorge a sn, qualche metro sotto, un sentierino che se ne va per conto suo, senza dirci da dove viene. Scendiamo a prenderlo, aggirando così facilmente l’ostacolo, e trovandoci poi su una comoda salita erbosa, che costeggia la cresta da sn (tracce di sentiero, che si perdono e si ritrovano)
Si sale così fino a circa 2500m, ad un goletto che riporta il percorso a dx della cresta, in una valletta che divide la cresta in due. Qui troviamo un camoscio, che ci indica gentilmente la strada. Si inizia a vedere la vetta, verso la quale si sale, rimanendo nel valloncello, con una brevissima escursione a sn e rapido rientro. Si giunge alfine ad una grande conca pietrosa, che scende di fronte a noi, dividendoci dalla meta, ormai prossima. Qui si gira a sn, si raggiunge la cresta (10m) e si scende dall’altra parte, proseguendo su erba fin dove si può, ed infine tra massi, ma per brevi tratti, puntando ad un paletto che appare sulla cresta.
Raggiuntolo, troviamo i segni rossi della via normale, che da qui seguiremo. Seguendo con attenzione i segni (altrimenti si finisce tra massi scomodissimi) si abbandona la cresta, possibile da seguire, ma indicata come difficile da una scritta, si scende leggermente verso destra e si inizia ad aggirare il monte per comoda e larga cengia erbosa, che ci porta fino ad un intaglio, proprio a Nord della vetta, cento meri sotto.
Qui inizia un percorso con passaggi di 1 grado, ma senza esposizione. Ci si deve infatti spostare una decina di metri orizzontalmente verso sn (sempre seguendo i segni) e poi salire diretti verso la vetta. La salita qui offre una ventina di metri quasi verticali (si fa per dire, ma si devono usare le mani), seppur tra facili massi con numerosi appoggi ed appigli sicurissimi. Si può anche salire per percorso erba-terra, ma c’era un poco di neve, e abbiamo preferito la roccia a scanso di scivoloni.
Superato questo tratto, il percorso perde pendenza e si raggiunge la Croce di vetta senza problemi. Splendidi panorami, su Brenta, Adamello, Presanella, Cevedale, laghi alpini ecc.
Torniamo per la via di salita, fino al paletto dove iniziano i segni rossi del sentiero di salita, che scende tranquillamente per la cresta E-SE fino a ritrovare il sentiero 232 proprio sopra il lago Lambin. In questo tratto l’unico rischio è perdere i segni, nei tratti più larghi e facili, dove l’attenzione è distratta dagli splendidi panorami.
Giunti al Lambin, si prosegue verso dx per il 232, che sale e scende più volte, fino a mettere a dura prova la vostra pazienza, ma vi porta in breve al passo Ritort, da dove si scende all’omonimo lago.
Qui una serie di bei cartelli indica ogni genere di destinazione, salvo quella di Patascoss (ho lasciato la cartina in macchina, e non mi sono preparato bene, pensando di trovare sempre le indicazioni necessarie).
Così, invece di prendere per il sentiero pianeggiante a sn che porta in 20 minutri alla stazione della teleferica, e da qui scende direttamente a Patascoss, scendiamo per il sentiero di centro, che va verso malga Ritort. Un centinaio di metri sotto troviamo un incrocio, dove, verso sn, troviamo il nome di Patascoss (“strada malga Ritort-Patascoss”). Prendiamo quel sentiero, un poco perdigiorno, perchè ha numerose contropendenze, e ci ritroviamo in breve (20-30 min di splendidi boschi di larici e conifere varie), sulla strada asfaltata che, presa verso sn, ci riporta al parcheggio.
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n.b.: la traccia risulta starata in partenza di 100m in più; è stata ritarata al lago Nambino e successivamente in vetta.
Altitudine massima: 2705 m
Altitudine minima: 1758 m
Totale salita: 1084 m
Totale discesa: -1116 m