Dopo ben quattro volte che risaliamo (e ridiscendiamo ancora interi) la Valtellina per superare i 3000 senza far troppa fatica, dopo esser stati su Gaviola, Belvedere, Sobretta e Vallecetta, finalmente una passeggiata per tutti e di tutto riposo e, soprattutto, che non comporta prendere funivie o cabinovie mozzafiato! Questa è indicata come una delle cinque migliori passeggiate nei dintorni di Bormio.
In effetti, merita.
Si sale in auto da S.Caterina (a sinistra subito dopo la partenza della seggiovia) fino al parcheggio dei Forni, proprio sotto l’omonimo rifugio (10 euro, in moneta sonante o carta di credito, niente carta moneta).
Proprio dal parcheggio (2150m) si prende a destra scendendo al fiume e passando il ponte. Da qui basta seguire le indicazioni e non si sbaglia. Si sale per una scala di pietra, suggestiva, e, poco più avanti, si incontra il bivio della scelta: vi sono due percorsi possibili: il sentiero alto e quello basso. I due sentieri non si incontrano al rifugio Branca, come indicato nelle descrizioni, ma vanno ad incontrarsi poco prima dell’ultima salita, a circa 2450m, prima di entrare nel corso del ghiacciaio dei Forni, che è la meta ultima dell’escursione. Il sentiero basso è più rapido e diretto, quello alto offre panorami migliori, con qualche sali-scendi in più. Poichè il giro si conclude appena sotto il rif.Branca, al ritorno si può rientrare sul sentiero basso, quando ormai questo non è che un tranquillo percorso in pineta, dopo essere scesi dal Branca per una stradella sterrata, che si incontra poco prima del rifugio. Pertanto, malgrado pensassimo di ritornare per il basso, abbiamo invece proseguito per la strada lungo il torrente fino al parcheggio.
Il primo tratto del sentiero alto è leggermente esposto sulla sn, senza però alcun pericolo, perchè il percorso è sufficientemente largo da contenere pure i peggiori capogiri. Un breve passaggio è aiutato da corde metalliche ricoperte da plastica. Appena superato il salto glaciale (2300m), il paesaggio si apre e si sale per coste solatie. A 2370m vi si offre la possibilità di una uscita sulla dx per salire ad un punto panoramico (2450m), con Croce e trincee. Noi vi saliamo perchè speriamo da lì di rivedere il bivacco Del Piero, cui salimmo nel 2011, quando ancora si camminava. Ed infatti lo si vede proprio dal punto più alto, quando sbuca da dietro un costone che lo copriva. Torniamo quindi sul sentiero principale che, dopo attraversato un torrente, salendo su sfasciumi, ci porta al punto culminante del percorso, poco sopra i 2500m, dove sorgono i resti di una bella fortificazione, purtroppo infestata da turisti che ci precedevano e che ci tocca fotografare con le vecchie pietre. Da qui il sentiero comincia a perdere quota, pentendosene però di tanto in tanto, con repentini cambi d’umore e di direzione verso l’alto. Dopo due bei sali-scendi di una cinquantina di metri, incontriamo il sentiero basso che segue il torrente a fondo valle fino a dove deve poi salire fin qui con qulche bel tornante. Qui si affronta l’ultima salita, di poche decine di metri, ma in un bel valloncello di pietre lisciate dai ghiacci.
Al culmine, vediamo sotto di noi il percorso del ghiacciaio che scende da Sud verso Nord. Il ghiacciaio non c’è più, resta solo il percorso, sassoso e detritico. Il torrente Frodolfo che esce dal ghiacciaio si supera con due bei ponticelli tibetani, tutti protetti in modo tale che non potete buttarvi neppure se lo voleste, ma che, nel mezzo, vi daranno un certo brivido, specie il secondo, più lungo e che supera acque ribollenti. Superato il primo ponticello, messo lì per farvi fare esercizio, senza indicazione veruna, ma per evidente traccia, si gira a destra e si risale il vallone, pittosto pianeggiante, fino a giungere alla bocca del ghiacciaio, molto impressionante e suggestiva, da cui sgorga il Frodolfo, che mostra tutta l’impazienza di uscirsene da lì sotto, ribollendo la sua parte, a poi calmandosi in una serie di laghetti pantanosi, da dove poi prende lo slancio per buttarsi, stavolta sì ribollendo sul serio, per un gran salto fino a valle un duecento metri più in basso. Tornati indietro, superiamo il secondo ponticello e, seguendo il sentiero ben tracciato, scendiamo per un canalino fino a prendere una stradella pianeggiante, anzi, in leggera salita, verso il rifugio Branca, che dista ormai non più di qualche minuto. Ricordo di aver dormito al Branca (il Pizzini era pieno), il secolo scorso, prima di salire sul Gran Zebrù, con gli sci – allora dovevo essere un altro….
Appena sotto il rifugio (non occorre salirvi, se avevate cibarie e bevande con voi, e se le avete già consumate a suo tempo, come abbiamo fatto noi) si prende una stradella che scende sulla sn, con qualche tornante, fino in fondo alla valle. Giunti nei pressi del torrente, un ponticello di legno vi porta dall’altra parte, dove trovate il sentiero basso che segue il torrente da sinistra. Noi, però, disillusi, continuiamo per la stradella, che ci par miglior cammino, fino a tornate al parcheggio, passando prima nei pressi del laghetto dei Forni, o di S.Giacomo, che non vi offre emozioni di sorta, dopo quello che avete già visto.
Altitudine massima: 2520 m
Altitudine minima: 2140 m
Totale salita: 639 m
Totale discesa: -650 m