A causa della curvatura dell’asse terrestre e della precessione degli equinozi, la linea retta risulta sconosciuta ai tracciatori orobici, che procedono, piuttosto, come i capitani di marina, per curve lossodromiche. Ciò vuol dire che tra due punti A e B, di ugual quota, poniamo 2000m, in vista l’uno dell’altro e distanti non più di 500m, il malcapitato viaggiatore si troverà sempre a passare per un punto C di quota 1900m o D di quota 2100m, oppure per entrambi. Così accade che, nel giro del Ponteranica, dove la quota minima è di 1750m, e la massima di 2100m, si riesce ad accumulare una salita di circa 1000m, per un percorso di poco meno di 20km. Ciò non toglie che si tratti di un anello in splendido ambiente montano, su monti silicei, e perciò ricchi di acqua corrente, oltre che di animali, fiori e laghi. Particolarmente frequente è l’incontro con Escursionisti orobici, razza che, per la sua diffusione viene considerata da alcuni, seppur ingiustamente, tra le specie infestanti.
Risalita la val Brembana fino a Piazza Brembana, si prende a sn per il Passo S.Marco, ben indicato. Si supera Olmo al Brembo e Mezzoldo e si giunge appena prima del Rifugio S.Marco 2000, dove una stradella sulla sn, subito dopo un tornante destrorso, conduce in un km al rifugio Cà S.Marco, a 1820m.
Qua si parcheggia e si prende il sentiero 101, per il passo di Salmurano (3h) ed il rif.Benigni. L’indicazione 3h è ottimista, ma sono comunque meno di 4. Il giro, comprese le soste di rigore e le facoltative, si fa comodamente in 8 ore.
Noi abbiamo fatto il giro in senso orario, altri lo percorrono al contrario. Non abbiamo indicazioni in merito.
Dal Cà S.Marco si scende alla Piana dell’Acqua Nera (1750m), trascurando la deviazione per il passo del Verrobbio, da dove torneremo. Dall’Acqua Nera si inizia a salire, prima bruscamente, poi più dolcemente, aggirando sulla sn il monte Colombarolo, che è la propaggine orientale del Ponteranica. Dopo una ridiscesa indisponente, si risale fino alla bella piana a Sud del Ponteranica, con la casina del Ponteranica (1950m). Qui potete riempire le borracce nel ruscello, perchè poi non trovate acqua per un bel pezzo.
Si segue il 101, lasciando sulla dx la salita ai laghetti. Si raggiunge in breve la spalla Sud-Orientale del monte Triomen (2080m), dove il sentiero si spiana e prosegue per bei prati, affacciandosi sul grande spiazzo-parcheggio dei Piani dell’Avaro (1700m).Si prosegue aggirando il Triomen, fin sotto la bocchetta omonima, da dove scende un sentiero che vi sale dai laghetti. Poi tutto diviene più alpinistico: si scende in una bella conca pietrosa, al di là della quale si può salire al Valletto, e dove si trova un rustico riparo di pietra addossato a grandi massi, e si risale dall’altra parte. Qui i declivi si fanno più erti ed il sentiero più stretto, ma sempre bello e senza problemi. Alla fine di lunghi traversoni, sempre in salita o in discesa, si arriva alfine sopra il passo di Salmurano, su di un costone trincerato, della Linea Cadorna, cioè delle fortificazioni che dovevano difendere la Val Brembana e la pianura nel caso gli austro-tedeschi avessero sfondato in Valtellina. Ci si cala sul passo costeggiando la trincea. (Appena giunti sul costone, è possibile prendere un sentiero che scende dall’altra parte, evitando il passo. Non è segnato e lo ho visto solo scendendo dopo il passo).
Giunti al passo di Salmurano (2017m), si scende, dapprima per sentiero sulla dx, poi per prati fino al Rif.Salmurano (1848m), che si aggira sulla sn, passando sotto la teleferica. Si prosegue per sentiero, un poco accidentato, tra le barriere antivalanga, fino a chè si raggiunge la strada sterrata (1760m) che risale al lago di Pescegallo (1865m). Ci si porta dall’altra parte, passando sulla diga, si segue il sentiero lungo la sponda opposta per non più di 100m e si trova l’imbocco del sentiero che sala al Forcellino e poi al passo del Verrobbio. Il percorso per il Forcellino e erto, ma ben tracciato e sempre largo un metro. Giunti al valico (2050m), si discende per tornanti per circa 100m dall’altra parte, sulla val di Bomino, e, alla fine dei tornanti, si gira a dx verso il Verrobbio, che si raggiunge con i soliti sali-scendi, fermandosi un attimo pochi metri sotto al bel laghetto del Verrobbio (2000m),dove abbiamo pranzato. Saliti al passo del Verrobbio (2026m) e visitate le belle trincee che lo corrono a dx ed a manca, siamo discesi per il comodo sentiero fino a riincontrare il percorso che scende da Cà S.Marco, chiudendo l’anello.
.
Altitudine massima: 2096 m
Altitudine minima: 1758 m
Totale salita: 995 m
Totale discesa: -987 m