la conca del Barbellino si apre sopra Valbondione, a Nord-Est, tra i 1800 ed i 2200m, e rappresenta il culmine della Valseriana, poiché da qui nasce e scende il fiume Serio. Si tratta di un ambiente alpino bellissimo, caratterizzato da due laghi, il più grande, il primo, il Barbellino artificiale, con alla base il rif.Antonio Curò (1895m), il secondo, più in alto, il Barbellino natuirale, con il rifugio Barbellino (2129m). Tutto intorno si aprono vallette meravigliose, con splendidi laghetti, e si ergono cime e picchi che sfiorano i 3000metri: il Diavolo di Malgina (2926m), il Torena (2911m); il Gleno (2882m); il Recastello (2886m); il Tre Confini (2824m) ed altri appena minori, ma non meno belli. Tutte cime alpinistiche, per escursionisti più che esperti.
A Nord-Ovest del Barbellino artificiale si apre la Valmorta, con i sui due laghetti (2148-2411m); tra i laghi Barbellino scende da Nord la valle del Malgina, con i laghi Malgina (2340m) e Gelt (2560m); a Sud-Est del Barbellino artificiale sale la valle del Trobe, con l’omonima vedretta; a sud del Barbellino artificiale troviamo la val Cerviera, con gli omonimi laghetti (2300m).
Sopra il lago di Malgina si apre il passo di Malgina (2618m), che porta in Valtellina; a Nord-Est del Barbellino naturale troviamo il passo di Caronella (2602m), anche questo che porta in Valtellina; ad Est, il passo Grasso di Pila (2512m) si apre sulla valle di Belviso; al termine della val Cerviera, il passo di Bondione (2680m) permette al sentiero naturalistico Antonio Curò di raggiungere il rif.Tagliaferri (dopo aver superato anche il passo di Belviso).
Dal rifugio Curò si raggiungono il rifugio Coca, per il sentiero delle Orobie, con due varianti (alta e bassa); il rifugio Tagliaferri, per il sentiero A.Curò; il rif. Albani (lunghissimo) per il prosieguo del sentiero Orobie.
1) ai rifugi Curò e Barbellino. Il percorso principale per il rif.Curò parte appena fuori Valbondione, sulla strada per Lizzola. Sull’ultimo tornante destrorso vi sono alcuni posti per parcheggiare, se arrivate per primi. Altrimenti si parcheggia più in basso. 100 metri dopo il tornante, dopo un bar, parte una carrareccia sulla sinistra, con tutte le indicazioni del caso. La strada prosegue larga nel bosco fino a circa 1500m, dove porta anche un servizio navetta (inizio teleferica per il rifugio). Poi si stringe un poco, ma resta sempre una bella mulattiera, che prosegue sul fianco del monte, salendo con bei traversoni e tornanti, fino ad un ultimo tratto scavato nella roccia che porta al rifugio da destra a sinistra. In questo tratto potete osservare sulla sinistra le imponenti cascate del Serio, che escono dal lago Barbellino. Sull’ultimo tornante a sinistra, si incontra il sentiero delle Orobie che viene dal passo Manina (dopo il quale si va verso l’Albani). Mezzo km sotto, subito dopo il penultimo tornate (a dx), si stacca sulla sinistra una scorciatoia segnata, scomoda e malagevole, da prendersi solo in caso di manifesto autolesionismo. Vi sono altre belle varianti di salita, da utilizzarsi soprattutto per la scarsità di parcheggio in Valbondione. Dal centro del paese si prende la strada per Grumetti, una frazioncina in fondo alla valle. Qui si parcheggia in un bello spiazzo, e si prende il sentiero che sale verso destra, presso una Cappella. Dopo breve salita, un primo bivio permette, proseguendo diritti (destra), di raggiungere subito il percorso normale. Andando verso sinistra, e seguendo le indicazioni “cascate del Serio” si giunge all’Osservatorio di Maslana, una bella costruzione a 1300m. Qui, girando a destra e salendo per il costone, si riprende il percorso normale che passa circa 200metri sopra. Proseguendo invece in piano dietro l’Osservatorio, si sale al Curò per il percorso invernale, di cui parleremo più avanti.
Giunti al Curò, e rifocillatisi alla bella fontanina, o, con maggior vigore, ai tavoli del rifugio, si prosegue sulla strada che costeggia il lago sulla destra e, dopo essersi lasciata sulla destra la bella cascata della val Cerviera e la valle del Trobe, gira dietro il lago, passando ben alta, e si immerge nella valle del Serio. Qui, dopo un ponticello che riporta sulla riva destra (orog.) del fiume, si trova a sn la salita per il lago di Malgina. Proseguendo diritti sul fondo valle si arriva in breve al lago Barbellino naturale, sulle cui sponde sorge il rif.Barbellino.
Si aggiunga che accanto al rifugio Curò sorge un altro rifugio, il Consoli UEB, mentre il Curò vecchio è stato trasformato in Ostello (cosa significhi, chiedetelo in luogo).
2) il sentiero invernale per il Curò. Questo percorso, che io faccio solo in estate, parte dall’Osservatorio di Maslana (vedi sopra), proseguendo per un tratto orizzontale nella valle. Poi inizia a salire, attraversa un lungo tratto boscoso, dopo il quale si sposta verso sinistra portandosi contro la sponda del monte che costituisce il fianco sinistro orografico delle cascate del Serio. Qui sale dapprima per un conetto detritico, molto erto, poi gira verso destra e segue una sorta di cengia naturale che costeggia le pareti incombenti. In alcuni punti l’ascesa è aiutata da corda metallica. Si sbuca sotto il rifugio Consoli, cento metri ad Ovest del rif.Curò. Preferisco fare questo percorso in discesa, anche per vincere la noia della lunga strada della normale. Quando si scende, giunti all’Osservatorio e discesi di sotto, stando sulla sinistra si segue la strada che porta a Grumetti o a Valbondione, andando invece per un sentiero segnato che scende verso destra, si giunge ad un ponticello di pietra che scavalca il Serio e porta alla frazione di Maslana, fatta di casette fiorite sparse qua e là. Proseguendo in discesa su bella mulattiera, si sbuca alfine a valle nel letto del Serio, che si attraversa su ponte e si risale giungendo poco sotto Grumetti.
3) ai laghetti di Valmorta. La Valmorta si apre sopra l’emissario del lago Barbellino artificiale, ad Ovest del rifugio Curò, scendendo da Nord e chiusa ad Ovest dal pizzo di Coca, ad Est dal pizzo Cappuccello e dal pizzo del Diavolo di Malgina. Vi si trovano due splendidi laghetti, il primo a 2148m, di più facile accesso, in una grande conca; il secondo a 2411m, in altra bella conca, ma più difficile da raggiungere, in particolare perchè il percorso (almeno io così lo ho trovato sia in luglio, sia ad ottobre) è spesso ostacolato da ghiaccio e neve. Sul primo laghetto scende una variante alta del sentiero delle Orobie, proveniente dal lago di Coca, attraverso la bocchetta dei Camosci. Si parte dal rifugio Curò, prendendo il percorso per il rif.Coca, subito dopo il rifugio. Si aggira il monticello che separa il Curò dal lago, andando in direzione della diga. Si passa accanto al Consoli, poi si sale per una scala di cemento e infine si giunge sopra la diga. Qui occorre, purtroppo, scendere fino ai piedi della stessa (una volta era transitabili, ma ora è chiusa) ed attraversare il magro fiume, per risalire dall’altra parte. Si abbandona il sentiero delle Orobie basso, che risale in direzione Ovest, per salire verso Nord e poi un tratto all’indietro (breve tratto con corda metallica). Quindi una serie di tornanti fino ad una bella spalla, dove il sentiero divien mulattiera larga ed orizzontale, che entra nella valle fino al primo laghetto. Per il secondo, si deve attraversare tutta la spianata, e risalire il torrente di sinistra, di qua o di là, dove riesce meglio per le condizioni del terreno. Alla fine si entra in una valletta stretta che scende da sinistra, a perpendicolo, nella quale si sale con uso di mani e piedi (almeno i due che avete), fino a sbucare in un’ampia conca dove si apre il secondo laghetto, ma che io ho visto solo ricoperta da neve alta e spessa. Ambiente di rara bellezza e selvaticità.
4) al lago di Malgina (2340m). Questo splendido laghetto può essere meta secondaria della salita al rifugio Barbellino, poichè lo si raggiunge con una deviazione di non più di un’ora di cammino. Superato il lago Barbellino artificiale, e presa la mulattiera che sale a destra del Serio, dopo poco si attraversa il fiume su di un ponticello, portandosi sul lato destro orog. (a sn per chi sale). Qui troviamo il cartello indicatore (a sn) per il lago di Malgina, che costituisce punto di transito per la salita al Diavolo omonimo, o per il giro alto dei laghi, di cui parleremo più avanti. Si sale, per sentiero ben segnato, dapprima sulla destra del torrente che scende dal laghetto, poi ci si sposta sulla sinistra, per tornare ancora a destra e giungere sotto la stretta che porta al lago, dove si arriva salendo alfine diritti su sfasciumi. Il lago sta in una conca tra il Diavolo di Malgina ad Ovest, il passo di Malgina a Nord (2618m), ed un vallone che sale verso Est e che porta al superiore lago Gelt (2560m). L’entrata alla conca è costituita, a sn dai contrafforti del pizzo di Cavrel (2618m), a ds della sponda del vallone di cui sopra, per la quale sale il sentiero al lago Gelt.
5) al passo di Caronella (2612m). Il passo si apre sopra, a Nord, del lago Barbellino naturale. Giunti al lago, sulla sinistra parte il sentiero per il passo, da non confondersi con quello che prosegue sulla sponda sinistra del lago, per il passo Grasso di Pila. Lo scrivo, perché è facile sbagliarsi (voce dell’esperienza). Il percorso per il passo parte poco prima, sulle rocce appena prima di un torrente che scende prima del lago. Dapprima si sale, poi si prende un lungo traversone verso destra, poi si sale ancora. Un poco prima del passo, sulla destra si stacca il sentiero per il passo del Serio (2643m), via d’accesso al monte Torena (2911m). Il passo di Caronella è molto bello, ricco di fiori rari e contornato da picchi scenografici. Arrivando si incontra un rustico bivacchetto, vecchia casa polveriera, (AES-2591m), poi, al passo un altro bivacco (AEM), con un laghetto.
6) giro alto dei laghi di Malgina e Gelt. Questo percorso sale dal lago di Malgina e discende dal passo di Caronella, passando attraverso il lago di Gelt e una bocchetta sopra Caronella (bocchetta di Gelt, 1730m circa). Escursione molto bella, ma piuttosto lunga per essere fatta in una giornata. Merita una nottata in rifugio. Si sale al lago di Malgina (2340m – percorso 4) e qui giunti si piega a destra, seguendo i segni che si portano sul costone che scende sul lago da Est, e lo risalgono fino alla grande conca che ospita il lago di Gelt (2560m) ed altri laghetti minori. Dietro questa conca si inerpica un erto canalone (se non si inerpica lui, inerpicatevi voi), che giunge alla bocchetta di Gelt (1730m), dalla quale si scende al passo di Caronella, con rientro al Barbellino naturale per il percorso 5.
7) la vedretta del Trobe ed il monte Gleno (2882m). In fondo al lago Barbellino artificiale cade da destra una valletta, quella del Trobe, caratterizzata da strane conformazioni rocciose, che scende da un’ampia conca scavata da un ghiacciaio, oggi molto ridotto. La conca e quel che resta del ghiacciaio sono splendidi, ornati da mille fiori diversi. Risalendoli è possibile raggiungere la vetta del monte Gleno, senza eccessive difficoltà, ma solo per EE. Il sentiero che sale alla vedretta del Trobe ed al Gleno parte circa mezzo km prima dello sbocco della valletta, quando ancora si costeggia la sponda meridionale del lago, e si è superato di poco le cascate della Valcerviera; sale in diagonale verso sinistra, e poi costeggia la valletta, una volta che l’ha raggiunta. Il sentiero, nella parte centrale, offre due alternative: l’una, a sinistra, che costeggia maggiormente la valletta, con qualche punto esposto, l’altra, a destra, meno esposta è un po’ peggio tracciata. Comunque, con prudenza, si sale da entrambe senza pericoli. Più in alto il percorso è più tranquillo, fino a raggiungere l’ampia conca, dove si procede senza alcun problema, avendo sulla destra le strapiombanti pareti Nord del pizzo Recastello. Seguendo il sentiero segnato, si attraversa la conca da destra a sinistra, si risale una ripida morena e poi la si segue in cresta fino ad incontrare la neve, più alta o più bassa, a seconda della stagione. Ci si porta così sotto le pareti del Gleno, a sinistra rispetto alla cima. Giunti dove la parete si impenna, occorre salire per sfasciumi piuttosto difficili, perché posti sopra uno strato di ghiaccio, che li rende particolarmente infidi (meglio avere piccozza e ramponi, ad ogni buon conto). Più su, se non c’è neve, si trova un sentierino su sfasciumi che sale da sinistra verso destra, costeggiando il canalone che sale a destra, e raggiunge il bel goletto, a sinistra della vetta (sul sentiero, un solo passaggio delicato dove si aggira col corpo un masso che sporge). Dal goletto si segue la cresta per un sentierino faticoso ma non difficile, che porta alla vetta. Nell’ultimissimo tratto, si traversa verso sinistra, portandosi sul versante Nord-Est, e giungendo in vetta da sinistra rispetto alla cresta percorsa.
8) sul pizzo Recastello (2886m). Questo è sicuramente il monte più bello e più ardito della zona. Cade a picco da ogni lato e si erge come un piccolo Cervino da ogni parte lo si guardi. Pure, la salita, benché non banale, non è troppo difficile, seppur per escursionisti privi di vertigini (o di buonsenso…come me, che di vertigini soffro, ma quando è necessario me le tengo). Infatti, a Sud la parete, pur strapiombante, è meno elevata ed offre un canalone che, con l’aiuto di una provvidenziale e benemerita catena, si fa superare senza troppe resistenze. Dopo una notte passata al Curò (quelli che fanno 2000 metri al giorno, andata e ritorno, io non li frequento più da quando ho passato i 40, e prima non li frequentavo perché 2000 eran troppo pochi – boom), si prende la mulattiera che va al Barbellino naturale, fino quasi in centro lago, dove si incontrano le cascate della ValCerviera, belle e imponenti. Qui si trova l’indicazione per il rifugio Tagliaferri ed il sentiero Curò, che fa girare a destra e risalire un conetto detritico prima della cascata. Si sale per pochi tornanti, poi si gira a sinistra e si entra nella valle sopra la cascata. Si segue il torrente sulla destra fino ad un bel ponticello che porta sull’altra sponda, dove inizia un lungo traversone in salita che porta sopra un’altra cascata che si vede davanti a noi, lungo il torrente. Qui la valle si apre, e si lascia sulla destra il percorso per i laghi di val Cerviera (tavolo ristoro), mentre noi proseguiamo per il sentiero Curò, che sale diritto, un poco verso sinistra. Dopo un’altra salita, abbandoniamo anche questo, quando scende sulla destra, mentre noi proseguiamo a salire verso sinistra, puntando a destra dei piedi del Recastello. Più avanti un altro bivio, con un sentierino che si stacca a destra per puntare ai piedi sfasciumati del pizzo Treconfini. Noi proseguiamo per il Recastello, piegando ancora a sinistra, fino ad entrare in una grande distesa detritica che scende dalla parete Sud. La si risale fino sotto la parete, dove, seguendo bollini rossi, si piega a sinistra risalendo una cengia frastagliata fino ai piedi di un canalone erto ma non difficile, grazie alla catena ben posta. Il canalone (70m) porta ad una selletta ad Ovest della cima, che si raggiunge per tracce, sia seguendo la cresta (prima si va a sinistra piani, poi si gira decisi a dx), oppure stando sul versante sinistro e salendo poi alla vetta quando si è quasi sotto. Questo è il tratto che merita più attenzione, perché sfasciumato ed accidentato, anche se non offre mai passaggi troppo esposti. In vetta, baci ed abbracci e sguardi tutto intorno sullo splendido panorama.
9) sul monte Tre Confini (2824m) da Lizzola. Questa passeggiata non fa propriamente parte della conca del Barbellino, rimanendo nel suo tragitto ai margini di questa. Ma il monte Tre Confini, che sorge al termine della val Cerviera, fa parte del gruppo con Recastello e Gleno, stando proprio tra i due. Di monti Tre Confini ne conosciamo due, il primo, conosciuto anche come Tre Confini-Venerocolo, lo abbiamo incontrato presso il passo del Vivione. Questo, invece, di cui parliamo ora, lo abbiamo già salito dalla valle del Gleno, in val di Scalve. Si sale infatti su questa cima dal passo di Bondione (2680m), che si trova sul sentiero che va dal rif.Curò al rif.Tagliaferri, per la val Cerviera, e che può essere raggiunto anche dall’altra parte (valle del Gleno). In effetti questo tragitto, che parte dalla frazione di Lizzola, è la terza via di salita al passo di Bondione, meno frequentata delle altre due, ma forse ancor più bella. Saliti da Valbondione a Lizzola (1259m), si parcheggia appena fuori dal paese e (evitando di salire all’Asta Bassa, che non è da voi) si prende il sentiero-strada più a sinistra (nr 322), che conduce, dopo una breve salita, a ridiscendere in una lunghissima piana che costeggia a destra il torrente Bondione. Si trascorre tutta la piana fino in fondo, dove si inizia a salire nel bosco, seguendo dall’alto il corso del torrente, fino ad incontrare il sentiero che dal passo della Manina porta al rif. Curò. Non lo si prende, ma si prosegue diritti dentro la valle del Bondione, per sentiero segnato che, dopo breve inizia a salire sulla destra fino a giungere alla baita Sasna (1960m). Qui si prosegue dietro la baita, continuando a salire con percorso verso sinistra rispetto alle varie valli che si incontrano e si attraversano, tra cui una bella conca con il lago Bondione (2326m), fino a giungere sotto il passo di Bondione, in un vallone detritico, che ci porta fino al passo, dove si incontra il sentiero Curò, proveniente dall’omonimo rifugio. Qui si gira a sinistra, costeggiando la cresta che scende dal TreConfini, fino ad una bocchetta dove si scavalca la dorsale e si gira a destra, salendo alla vetta per tracce, con varianti varie: meglio tenersi alti ed attraversare belle placche rocciose, che seguire il sentiero basso, con punti esposti franosi.